La cognizione del dolò


di Azael
9 dicembre 2009

*Poesia nella quale il poeta scopre cose che non dovrebbe e non le denuncia alle autorità competenti ma ci fa cose esistenzialiste fuori moda

Ponte ponente ponte e pì
va bene
ma non credevo

cioé
ponte ponente
ma pì

cazzo, pì
ora prendo un cavatappi
e mi cavo gli occhi
un occhio solo mi caverò, in realtà
così che possa avanzarne uno
per vedere l’altro
cavato
e pensare cazzo pì.

E un giorno, quando prenderò l’occhio
nel cassetto delle robe buone
vicino ai bianchenneri e ai cartolini
penserò che ohi ohi quella volta che angoscia e che dolò.

Tappe tappe ci dicevamo
tu mi passavi un dito a punta sul naso dell’ultima faccia mia
sugli zigomi a baionetta me lo passavi
tappe tappe sai cosa?

Rugia.

Ponte ponente, cazzo e pì,
se almeno io avessi occhi piangenti e potessi vedere le cose deformate dalle gocce
starei lì a pensare quanto son diverse le cose deformate dalle gocce
come pettirossi dietro ai vetri appannati o altre cose finte del genere
e invece
tappe tappe
sai cosa?

Mica il tempo, chemmerda, mica il fatto che, no
tappe, tappe

e a un certo punto
come uno starnuto di un cane
per strada
sotto la pioggia
d’inverno
la nebbia
i pettirossi moribondi
drogati
uno starnuto anche non di un cane,
qualsiasi,

rì.

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