Il tempo ti tradisce con i turchi


di Azael
24 agosto 2009

*Poesia nella quale il poeta riflette, amaramente, sul tempo che passa e lo tratta da sgualdrinella. Il poeta non è mica sgualdrinella, sembra.

Rosso tramonto di chiarore lancinante
tipo crodino annacquato.
Odi il lamento del tempo che ti passa?
No? Aspetta
Odi il lamento del tempo che ti resta?
ecco, ora sì, vero?
Affànnati nel cazzo indaffarato che ti frega
rincorri le palle rotolanti che hai lanciato
cane non verrà a raccoglierle per te
palle mica ossi, sbadato, e poi perché?

La veritude è che il tempo non lascia mai un postitte
per dirti dove è andato e se tornerà per cena
e tu ristagni lì sul tavolo rettango
apparecchiato e pronto, per una grassa cena
ma il tempo forse torna, forse no e se mangia,
una meletta, che son pieno, tu chiedi come maie
e poi gli trovi in tasca scontrino del kebàb.

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Category: Amara società, Filosofie da asporto | RSS 2.0
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